L’obesità patologica è una condizione morbosa definita su base anatomica o morfologica come eccesso di peso per eccesso di massa adiposa.
Convenzionalmente peso corporeo e altezza di un individuo consentono di valutare il cosiddetto Indice di Massa Corporea (IMC o BMI per gli autori anglosassoni) che viene espresso in Kg per m2 di superficie corporea e che rappresenta lo strumento che abbiamo per valutare se un soggetto sia sottopeso, normopeso, sovrappeso, obeso o obeso patologico.
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Grazie l’indice di massa corporea possiamo classificare le persone come da questa tabella
Classificazione | IMC | Rischio per la salute |
Sottopeso | 18,5 | Associato a malnutrizione | Normopeso | 18,5-24,9 | Nessuno correlato al peso | Sovrappeso | 25-29,9 | Aumentato | Obesità classe I | 30-34,9 | Maggiormente aumentato | Obesità classe II | 35-39,9 | Molto aumentato | Obesità classe III | 40 | Assolutamente grave |
Intervista Professore Marco Maria Lirici Chirurgia Obesitá
Centro studi e ricerche sull' obesità
Si parla di soggetto obeso patologico quando l’individuo appartiene alla obesità di classe III o anche alla classe II se in presenza di altre patologie associate all’aumento del peso corporeo (ad esempio diabete o ipertensione arteriosa). Ma quale è la dimensione del problema? Per capire questo bisogna sapere quale sia la reale diffusione della obesità patologica e cosa comporta questo stato per le condizioni di salute della persona e quali conseguenze esistono per la società e il Servizio Sanitario Nazionale. Secondo i dati OECD Health Data 2010, Eurostat Statistics Database e WHO Global Infobase in Italia nel 2010 il 9% della popolazione femminile e l’11% di quella maschile era obesa. Tale percentuale di incidenza - in media del 10% - ci pone tra i gradini più bassi per diffusione dell’ obesità in Europa e anche in tutto il mondo occidentale. Si consideri che in Gran Bretagna come pure negli Stati Uniti tale percentuale di obesi raggiunge il 25%. Tutto ciò va a deporre favorevolmente per il tipo di dieta (la cosiddetta dieta mediterranea) seguito nel nostro paese. Tuttavia, la percentuale di soggetti obesi riguarda egualmente un numero impressionante di persone (6 milioni, il 25% dei quali, ovvero 1,5 milioni, obesi patologici), è comunque in costante aumento ed è maggiore nelle regioni del Sud ove la incidenza dell’obesità si assesta intorno all’11,6%. Tale dato deve preoccupare ancora di più se si pensa che l’Italia è tra i paesi mondiali in cui in età pediatrica l’eccesso di peso è maggiormente presente (il 33% della popolazione tra i gli 8 e i 9 anni). Dati OCSE indicano che entro 10 anni oltre tre quarti della popolazione sarà sovrappeso, come già accade in paesi quali gli Stati Uniti, la Gran Bretagna, L’Australia, i paesi del Golfo Arabico e alcune isole del Pacifico. L’ obesità patologica è una condizione che va al di là di un semplice problema estetico. Rappresenta uno stato morboso che con il tempo favorisce l’insorgenza di una serie di patologie associate, alcune delle quali di particolare gravità ed invalidanti. Le principali sono per incidenza il diabete mellito, l’ipertensione arteriosa, tutte le patologie cardiovascolari (che portano ad infarto o ictus), l’insufficienza respiratoria, l’apnea notturna, la artrosi, le dislipidemie, la colelitiasi, la cosiddetta "sindrome metabolica". A queste deve aggiungersi il rischio di contrarre il cancro che è quattro volte superiore rispetto a quello della popolazione normopeso. Quanto detto si traduce in una riduzione della aspettativa di vita sia per l’uomo che per la donna che va dagli 8 ai 10 anni. Le ripercussioni sociali di tale problema sono facilmente intuibili: da quelle che attengono alle attività relazionali e lavorative dei soggetti obesi ai costi che tutte le patologie associate cui questi sono soggetti rappresentano per il Servizio Sanitario Nazionale lungo l’arco di tutta la vita.
Il trattamento dei soggetti obesi, soprattutto di quelli patologici dovrebbe pertanto rappresentare un "must" per coloro che si occupano di sanità sia sotto il profilo gestionale che clinico. Trattare correttamente l’ obesità patologica significa conoscerne la genesi e i fattori che ne favoriscono l’insorgere. La sua genesi è complessa e multifattoriale, andando da fattori genetici (l’omeostasi energetica è, tra tutte le nostre componenti genetiche, quella più facilmente trasmissibile. Esistono dei geni cosiddetti economizzatori che a loro volta controllano la secrezione di sostanze ormonali quali la Grelina o la Colecistochinina che provocano senso della fame e stimolano digestione e assorbimento delle sostanze nutritive) a fattori ambientali capaci di condizionare l' alimentazione, a fattori socio-economici e culturali, fino alla sedentarietà. L’impatto della condizione di obesità patologica sull’individuo è anch’esso complesso e comunque sempre pesante: esistono pregiudizi, discriminazioni all’interno dell’ambiente lavorativo ma anche domestico. Sono molto spesso presenti e subite durante l’età evolutiva con ricadute psicopatologiche rilevanti e pertinenti la immagine del proprio corpo (concetto di sé e percezione fisica di sé) che spesso comportano o sfociano nella depressione. Altra importante conseguenza della obesità in età evolutiva sono i disturbi del comportamento alimentare (dall’induzione al vomito all’abuso di lassativi fino ad arrivare agli episodi di "binge eating" degli autori anglosassoni, ovvero alla bulimia compulsiva). La terapia dell’obesità patologica conosce delle gradualità in funzione dell’ eccesso di peso e dell’ indice di massa corporea. Esiste una terapia medica i cui capisaldi sono la restrizione calorica attraverso una dieta, la attività fisica, l’impiego di alcuni farmaci sotto stretta sorveglianza di un nutrizionista o di un endocrinologo e con l’eventuale supporto psicoterapeutico. Gli obiettivi clinici sono rappresentati non solo dalla diminuzione del peso quanto soprattutto alla scomparsa o al miglioramento delle patologie associate quali il diabete, l’ipertensione, l’iperlipidemia la sindrome da apnea notturna, le patologie osteoarticolari e dai benefici sulla funzione riproduttiva e quella psicosociale. Tuttavia la percentuale di insuccessi di una terapia basata principalmente sulla dieta in caso di obesi patologici (per sovrappeso e obesità di classe I è l’unica da doversi prendere in considerazione) è molto elevata e sia i pazienti che i medici sanno quanti aumenti di peso si susseguano a riduzioni anche significative dello stesso configurando il cosiddetto effetto fisarmonica. La terapia più efficace per il trattamento della obesità patologica è la terapia chirurgica attuata attraverso la esecuzione di interventi di chirurgia bariatrica. Questi si dividono in tre grandi categorie: gli interventi restrittivi in cui si riduce il volume dello stomaco (bendaggio gastrico regolabile e sleeve gastrectomy sono i due più praticati), quelli puramente malassorbitivi quali la diversione biliopancreatica con o senza duodenal switch, e quelli cosiddetti funzionali in cui è presente sia una componente restrittiva che una malassorbitiva (il bypass gastrico).
L' indicazione alla esecuzione di uno o l’altro di queste procedure non è né deve essere arbitraria ma passa per un controllo accurato del paziente che viene esaminato sotto il profilo psicologico, nutrizionale, metabolico e valutando tutte le sue funzioni vitali (apparato cardiovascolare, respiratorio, endocrino, gastrointestinale, renale, sino allo studio della apnea notturna mediante polisonnografia). L' esecuzione di questo insieme di esami strumentali e di laboratorio e di visite specialistiche deve essere affidata preferibilmente a un team multidisciplinare di cui i centri che si occupano di studio e ricerca dell’obesità devono essere provvisti (così come avviene all’interno dell’Obesity Team di Roma o al Poliambulatorio Polispecialistico Villa Elisa di Soverato). Ciò che accomuna gli interventi sopra menzionati è che oggi vengono tutti eseguiti con modalità mininvasiva, ovvero in laparoscopia attraverso piccole cannule inserite nella cavità addominale evitando le enormi incisioni di parete tipiche della chirurgia a cielo aperto, quest’ultime gravate da complicanze infettive e da un decorso postoperatorio in termine di dolore e qualità di vita insoddisfacente. Gli interventi menzionati eseguiti laparoscopicamente sono caratterizzati invece da una mortalità quasi inesistente e da bassissima incidenza di complicanze postoperatorie. La sicurezza di questi interventi dipende molto anche dalla completezza ed accuratezza dello studio preoperatorio fatto dal team multidisciplinare e da una scrupolosa valutazione anestesiologica. Da qui la importanza di rivolgersi a centri specializzati in questa tipologia di interventi. A queste condizioni la chirurgia bariatrica garantisce risultati eccellenti valutati sia in termine di perdita dell’eccesso di peso corporeo (perdita che arriva anche sino al 90-100%), sia in termine di scomparsa delle patologie associate. Ad esempio, diabete, ipertensione, dislipidemie, sindrome della apnea notturna scompaiono in oltre l’80% dei pazienti sottoposti a bypass gastrico. Tuttavia proprio in quelle regioni come la Calabria o altre regioni del sud-centrosud, ove l’obesità è più diffusa, il numero di interventi bariatrici effettuati o di pazienti obesi indirizzati ad un trattamento chirurgico è il più basso in assoluto. La diffusione epidemiologica dell’ obesità patologica, le conseguenze socio-sanitarie che questa malattia cronica comporta richiedono uno sforzo organizzativo importante che , tuttavia, quando realizzato in centri o strutture dedicate, garantisce risultati ottimi con riduzione significativa dei costi per il Servizio Sanitario Nazionale e miglioramento ancora più significativo della qualità e delle condizioni di vita dei pazienti.